mercoledì 9 settembre 2015

Dentro uno smartphone una sabbia del Congo che provoca tumori...e guerre

Il coltan ottimizza i consumi elettrici e fa risparmiare energia ma contiene uranio con un certo livello di radioattività

Negli ultimi anni la maggior parte della popolazione mondiale sempre più spesso si è indirizzata verso regali di tipo tecnologico ma se per alcuni ciò che ricevono è un regalo, per altri non è altro che mesi di duro lavoro e grande sofferenza. Tutti gli oggetti tecnologici vengono costruiti con un minerale particolare, il coltan, che è composto da una miscela di due ossidi, la colombite e la tantalite. Si presenta sotto forma di sabbia nerastra e contiene una parte d'uranio, elemento con un certo livello di radioattività, che provoca un gran numero di tumori. La parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, la zona del Kivu, zona bellissima dal punto di vista paesaggistico, con clima ideale, né caldo né freddo, e con una natura incontaminata, uno dei polmoni ecologici del mondo, da anni è anche zona di piste clandestine per l'atterraggio di aerei provenienti direttamente dall'Europa, dall'America e dall'Asia che arrivano, caricano la sabbia preziosa e se ne vanno. Il Kivu confina con Ruanda, Burundi e Uganda, è di gran lunga la zona più ricca in assoluto di minerali e risorse di tutto il territorio congolese. Ricca di oro e diamanti, dei quali continua a rifornire i mercati mondiali in modo assolutamente illegale, e soprattutto di coltan. Le miniere di questo minerale assomigliano a delle cave di pietra a cielo aperto, dove il materiale viene estratto a mani nude dai lavoratori, che ne ricavano danni irreparabili. La sabbia viene utilizzata per la fabbricazione di telecamere, cellulari e molti altri apparecchi elettronici, il coltan serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuova generazione e porta perciò un notevole risparmio energetico. Le grandi multinazionali sfruttano le miniere presenti nel territorio africano e, di conseguenza, i congolesi che ci lavorano, che vengono pagati all'incirca 200 dollari al mese. Un qualsiasi altro lavoratore congolese riceve una paga pari a 10 dollari al mese, perciò c'è una vera e propria corsa per lavorare nelle miniere non solo da parte dei congolesi ma anche di uomini del vicino Rwanda e dell'Uganda. Nel 1998, quando si vengono a sapere le grandi potenzialità di questo minerale, è iniziata anche una vera e propria guerra: i soldi che arrivano dalle multinazionali sono serviti a finanziare la guerriglia delle bande del Rdc, in un conflitto che al 2013 vanta ben 11 milioni di morti. Inoltre a causa della sempre più grande richiesta di materiale informatico il prezzo del coltan è aumentato a dismisura passando dai 2 dollari al kg del 1998 ai 600 dollari al kg nel 2004, periodo nel quale la guerra ha bloccato l'esportazioni del minerale, nel 2006 i prezzi variavano intorno ai 100-120 dollari al kg, nell'anno corrente il prezzo del coltan variano dagli 80 ai 100 dollari al kg. Jean-Léonard Touadi, giornalista ed ex deputato congolese, spiega: «È facile catalogarla come una guerra tribale, secondo categorie occidentali, rimandando a concetti noti di etnie e tribù locali che si contrappongono tra loro. Una guerra lontana, etnica, “roba loro”. In realtà siamo di fronte a “tribù” moderne. I Signori della Guerra che dominano queste terre di nessuno sono estremamente modernizzati: hanno telefoni satellitari, connessioni con grandi banche occidentali e collegamenti con paradisi fiscali, dove i soldi vengono versati direttamente sui conti esteri (rapporti ufficiali dell'Onu hanno certificato questa triangolazione). Vi è un circolo vizioso tra materie prime che escono, fornitura delle armi e la guerra che continua perché nessuno ha interesse a fermarla». Purtroppo non esiste nessuna via per interrompere il mercato del “coltan insanguinato”, l'unica soluzione è una campagna di sensibilizzazione, dato che solamente la pressione dei media può spingere i decisori internazionali a darsi da fare per trovare una soluzione a questa guerra. «È un circuito consolidato e tutti trovano il loro tornaconto, compresi gli Stati vicini, visto che il commercio illegale passa per Kigali e Kampala. Bisogna che se ne parli, che chi legge i giornali si renda conto. E secondo me uno dei motivi per i quali la guerra non finisce è proprio questa. Ciò che mi scandalizza di più è il silenzio», conclude Touadi. Il denaro viene stimato più di una vita umana.

Nicole Perocco - II A liceo classico Dante Alighieri  Trieste

mercoledì 2 settembre 2015

Da padre a figlio

Dal 1980 al 2015: quanto è cambiato il Pianeta nell'arco di una sola generazione?

La rivista "Altreconomia" dedica la copertina del numero 174 (settembre 2015) ai cambiamenti che hanno trasformato il Pianeta nell'arco di una sola generazione, tra il 1980 e il 2015: "Da padre a figlio".

Alcuni indicatori:dalla popolazione alla temperatura media globale, dal numero di auto nel mondo al consumo di acqua, ecc., raccontano mutamenti sociali e ambientali senza precedenti.